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_chi aiuta il futuro

La storia di Mjedra.

 

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Il caso ha dato a Mjedra carte sbagliate, ma l’Associazione KIM ha riscritto il gioco.

Nel 2007, Mjedra, a soli 7 anni, in Kosovo, affrontava una sfida che nessun bambino dovrebbe mai incontrare: la leucemia. In un Paese ancora scosso dagli echi di una guerra feroce, le strutture sanitarie non erano attrezzate per combattere una battaglia così ardua. Ma la madre Leonora, sostenuta dal suo amore incondizionato, si rifiutò di arrendersi al verdetto che “non c’era niente da fare”.

Grazie all’intervento dell’Associazione KIM, Mjedra trovò una nuova speranza a mille chilometri di distanza, a Roma. Quello che seguì furono anni di cure, sfide, e un’infinità di piccoli passi verso la guarigione. La storia di Mjedra non è solo una testimonianza di resilienza e coraggio, ma anche un simbolo di ciò che l’Associazione KIM si sforza di fare ogni giorno: dare ai bambini malati una seconda possibilità nella vita.

È per questo che l’Associazione KIM lancia la sua campagna “Chi aiuta il futuro”, un appello a sostegno dei bambini malati. La campagna, che si estenderà da novembre 2023 a marzo 2024, non è soltanto una raccolta fondi, ma una missione per sensibilizzare e mobilitare il pubblico verso una causa nobile e urgente: la creazione di un mondo migliore, dove ogni bambino ha il diritto alla cura e alla salute.

“La mia utopia è salvare tutti i bambini del mondo. Sarà follia? Bene, mi piace” afferma con speranza, Paolo Cespa, presidente dell’Associazione KIM.

 

Oggi, Mjedra è una giovane donna impegnata in un dottorato e attivamente coinvolta nell’assistenza ad altri bambini affrontando sfide simili. La sua storia ha contribuito alla creazione di un reparto di oncologia pediatrica nell’Ospedale di Pristina, quello stesso ospedale che non aveva potuto fare niente per lei quando le era stata diagnosticata la malattia. Mjedra e Leonora collaborano con il reparto, infondendo coraggio e speranza nelle famiglie che si trovano ad affrontare quello che loro hanno dovuto affrontare lontane da casa.

Ma sono ancora in troppi quelli che soffrono sapendo che, nel loro Paese, il proprio figlio non potrà sopravvivere a malattie come leucemia, cardiopatie o malformazioni. La storia di Mjedra non è un caso isolato. Molti bambini sono guariti e tornati a casa, mentre per altri il percorso sanitario è ancora lungo.